Ricordo di aver ascoltato questo racconto tanto tempo fa e ricordo che parlava di draghi. Per l’esattezza si tratta di un solo drago, ma spaventava talmente tanto gli abitanti di una valle che nessuno era mai riuscito ad affrontarlo. Durante una notte molto buia e tenebrosa, si narra che il drago entrò nel castello del Re e rapì la bellissima Principessa.
Il Re, appena saputo dell’accaduto, ordinò ai suoi migliori soldati di andare a combattere il drago e di riprendere la sua amata figlia. Ma nessuno osò avvicinarsi alla grotta del drago, nessuno volle provare a sconfiggere quell’animale che da così lontano sembrava talmente grande da incutere terrore al solo vederlo. Il Re decise allora che chiunque avesse salvato la principessa, avrebbe potuto sposarla e sarebbe diventato il nuovo erede al trono.
Un giovane del villaggio, segretamente innamorato della principessa, decise di sfidare il drago. Incitato dalla folla e dal Re, si mise in cammino verso la lontana grotta. Anche il giovane, come tutti quelli che prima di lui avevano provato ad dirigersi alla grotta, vide la maestosità dell’animale già da lontano. Nessuno, fino a quel momento, aveva mai osato avvicinarsi proprio per la sua grandezza. La leggenda racconta che fu con grande stupore che il giovane si accorse che più si avvicinava, più il drago rimaneva della stessa dimensione in cui lo si vedeva da lontano.
Era come una strana illusione visiva: da lontano era, o meglio, sembrava enorme. Ma più si la distanza dalla grotta diminuiva, più il drago sembrava rimpicciolirsi. Quello che sembrava, forse non era. E quando finalmente il giovane arrivò alla grotta, il drago non era che una piccola creatura che sì, sputava fuoco, ma che sembravano piccole scintille.
Non tutto, infatti, è quello che sembra.
Il giovane, spinto dal suo forte sentimento d’amore, affrontò una grande paura che alla fine si mostrò più piccola di quello che immaginava. La sua paura divenne il coraggio che gli fece conquistare la giovane principessa e che lo fece diventare il nuovo Re.
Come dice un vecchio proverbio sufi, “La paura guardata in faccia diventa coraggio”.
La paura è una emozione sana, necessaria per permetterci di affrontare la vita nei modi più adeguati. Ma a volte ci frena, ci rallenta e ci blocca. E quello che prima veniva affrontato nella quotidianità, può diventare difficile, quello che sembrava possibile diventa quasi impossibile. Se la paura prende il sopravvento, tutto si complica.
L’emozione della paura non va molto d’accordo con il cibo. Basti pensare che quando siamo preoccupati molto spesso ci sentiamo con lo stomaco chiuso, o al contrario possiamo mangiare molto di più del solito per cercare di calmarci. In ogni caso penso siamo tutti d’accordo che nessuna delle due alternative sia una buona scelta. Ma affrontare le nostre emozioni non sempre è semplice, ma sicuramente è importante provarci per trovare un migliore equilibrio psicofisico. In poche parole: per stare meglio.
Quali situazioni problematiche possiamo incontrare se pensiamo alla paura in relazione al cibo? Alcune tra le più comuni a partire dall’infanzia sono: la paura di mangiare cibi solidi, la paura di deglutire, la paura di ingrassare, la selettività dei cibi (ovvero la tendenza a mangiare solo alcuni cibi e a rifiutarne altri).
Ma possiamo incontrare anche altre difficoltà, ad esempio di tipo comportamentale come i capricci durante il momento del pasto, o assistere a pasti che non finiscono mai per la lentezza, avere scarso o poco appetito (la classica inappetenza), avere una forte paura del vomito o, al contrario, la ricerca del vomito per eliminare il cibo in eccesso e altre ancora. Quello che si osserva è che alcune di queste difficoltà possono insorgere già nei primi mesi di vita e si possono complicare crescendo, in particolare con l’arrivo dell’adolescenza. E dato che in alcuni casi possono proseguire anche in età adulta, l’idea è quella di confrontarci per evitare che questo accada.
Gli argomenti sono molti e la proposta è quella di affrontare periodicamente alcuni temi specifici, anche su vostro suggerimento. Ogni approfondimento verrà proposto citando alcuni esempi concreti in cui sarà anche possibile riconoscersi, cercando di proporre qualche riflessione ed eventualmente alcuni consigli pratici su come poterli affrontare in modi diversi da come siamo abituati.
In chiusura vorrei ricordare che quando ci rapportiamo al cibo, lo facciamo attraverso tutti i cinque i sensi, dal gusto all’olfatto, dal tatto alla vista fino all’udito. E la sensazione emotiva che molto spesso si accompagna alla degustazione dei cibi è il piacere. Per questo motivo quando si inserisce un ostacolo tra noi e l’alimentazione, spesso il piacere è la prima cosa che perdiamo per dare spazio ad altre emozioni come la paura sopra citata.
Il nostro obiettivo è quindi quello di ristabilire il più possibile un equilibrio, in modo da riavvicinarci e riconquistare l’aspetto più piacevole del cibo, anche se a volte potrà sembrare piuttosto difficile.
Per rendere possibile il cambiamento, possiamo iniziare prendere spunto dalle parole dello scrittore Phyllis Bottome: “Ci sono due modi di affrontare le difficoltà. Modificare le difficoltà o modificare te stesso in modo da affrontarle”.
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