“Nino sono io”... la prima volta che ho letto questa espressione ne ho avvertito l’immediatezza, ho subito ricevuto l’immagine, quasi “corporea”, di una storia, di un’esperienza da svelare. E questa sensazione mi ha suscitato un certo piacere, una voglia di conoscere, di sapere di più...su questa entità che si propone in modo così diretto, nuda e celata al tempo stesso, attraverso un impatto che proprio nel suo definirsi apre lo spazio al desiderio di poterla scoprire. Questa percezione credo somigli un po a quello che provano i bambini di fronte ai personaggi delle storie che li incuriosiscono e li conquistano, accattivandoli al punto da seguirne in modo continuo le successive vicende eroiche o divertenti che siano.
Ed ecco che mi giunge alla mente il fascino di questa possibilità: i bambini possono partecipare alle “avventure” di Nino proprio come fanno con altri personaggi dai quali sono accattivati ...ma questa volta il contenuto punterà ad un obiettivo inusuale. Perchè Nino ci porta a tavola, dove non si è soliti avventurarsi, per insegnarci delle strategie...non certo perchè è uno chef: è qualcuno che ci presta gli occhi per guardare le cose come possono vederle i bambini. Ci introduce a viaggi di cui non esiste la meta prestabilita in assoluto ma che sapranno esplorare, attraverso narrazioni semplici e di quotidianità, le situazioni più varie...in questo modo saprà dire qualcosa sia al bambino che al genitore: penetrando con leggerezza i segreti di una relazione in quella dimensione tanto preziosa, delicata e imprescindibile che l’alimentarsi è, in tutte le sue sfaccettature. E ben prima di mille regole arriva una storia al cuore di un bambino, che solo in quell’interstizio magico tra realtà e fantasia trova la strada per superare gli ostacoli più indecifrabili.
Nino allora ci presta gli occhi per farci capire se sta succedendo qualcosa di strano, o se occorre trovare dei “condimenti” speciali per tornare a riconoscere il bisogno e il piacere di mangiare; Nino può essere tutti i nostri bambini e oggi ci invita a tavola, con tutto quello che questo “rito” così normale e cosi straordinario, così semplice e così totale, ha da dirci e da darci, in realtà, ogni giorno e per tutta la vita.
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