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Ho fame! Quando la golosità diventa voracità

“La ghiottoneria è la curiosità dello stomaco.” Jacques Normand

Luca è un bambino di 10 anni da poco compiuti, frequenta l’ultimo anno della scuola primaria ed è ben voluto dai suoi compagni e dalle insegnanti. Studia, pratica uno sport regolarmente e gioca molto con i suoi 2 fratelli. Insomma, un bambino con tutte le carte in regola per essere definito tranquillo e di compagnia. Ed è così fino a quando arriva a tavola, dove sembra diventare posseduto da un demone che lo spinge a mangiare il più velocemente possibile tutto quello che si trova sulla tavola apparecchiata. Un comportamento che nell’ultimo periodo stava diventando un vero problema perché purtroppo aveva iniziato a “perdere il controllo” anche a scuola e spesso doveva essere “fermato” dagli insegnanti presenti in mensa. Dopo che la pediatra aveva fatto loro notare che il suo peso stava crescendo troppo rispetto alla sua età, i genitori hanno iniziato a preoccuparsi, tanto da chiedere un consulto allo psicologo.
Può sembrare un caso isolato, originale nel suo genere… Ma negli ultimi anni si osservano simili comportamenti sia nei bambini che nelle bambine, sia nei più piccoli che nei più grandi. E’ difficile trovare un motivo, una causa precisa per cui questo tipo di comportamento si manifesti. Ci sono alcuni aspetti da tenere in considerazione: sedentarietà, lungo tempo passato davanti ad uno schermo (TV, consolle, computer e cellulari), scarsa attività fisica… Tutti elementi che in questo periodo di pandemia dovuti al Covid-19 si sono amplificati!

Alcuni autori ipotizzano che questi comportamenti disfunzionali siano dovuti ad una situazione di vulnerabilità: il bambino ricerca nel cibo le sensazioni di appagamento, di conforto e sicurezza, come se dovesse riempire un vuoto, o il cibo diventa una valvola di sfogo, rassicurazione e rifugio contro situazioni di conflitto e malessere.

Ma comprenderne le cause può molto spesso risultare difficile.

Possiamo provare allora a vedere come disinnescare questo strano comportamento. In primo luogo bisogna osservare quali siano gli abituali tentativi messi in atto dai genitori per aiutare il figlio (le Tentate Soluzioni): in questo caso i genitori parlavano molto di questa difficoltà, tanto da farlo diventare molto spesso unico argomento di discussione anche a tavola. Inoltre cercavano di fare arrivare Luca al momento del pasto senza coinvolgerlo nella preparazione sia dei pasti che della tavola, per paura che iniziasse a lamentarsi della fame e di voler mangiare quello che preparava. Spesso poi limitavano il cibo durante i pasti per evitare abbuffate incontrollate e ultimamente nascondevano alcuni cibi per paura che ne potesse abusare anche durante il resto della giornata.

Questi comportamenti dei genitori non solo non aiutavano Luca a gestire i suoi momenti di grande voracità, ma alla lunga sembravano proprio che peggiorassero la situazione. Capita molto spesso che noi tutti, davanti ad una situazione di difficoltà, cerchiamo di mettere in atto soluzioni dettate dal buon senso (a volte funzionano). Ma molto più spesso può capitare che, anche se non rileviamo alcun cambiamento, facciamo fatica a cambiare una strategia evidentemente inefficace. Anzi, spesso la intensifichiamo senza renderci conto che così facendo peggioriamo la situazione. In questo specifico caso, il continuo parlare del problema e le continue restrizioni alimentari stavano portando il figlio a mangiare ancora di più.

Per interrompere questo circolo vizioso fu suggerita l’idea che spesso sono proprio i divieti e le proibizioni che contribuiscono ad aumentare il desiderio di ingurgitare cibo e la sua compulsione ad abbuffarsi. Pertanto fu suggerito di interrompere queste modalità comunicative che si erano instaurate tra di loro, dicendo a Luca che da quel momento in poi non gli avrebbero più impedito di mangiare quello che desiderava, solo che gli avrebbero dato alcuni semplici suggerimenti molto importanti per loro. Ad esempio avrebbero ripristinato i momenti di merende, coinvolgendolo nella loro preparazione. Durante i pasti gli fu anche suggerito di porre un po' più di attenzione nell’avere una masticazione più lenta. Masticando lentamente, infatti, si facilita la digestione, si apprezzano di più i sapori dei cibi e si evitano le abbuffate. Inoltre noi genitori dobbiamo saper che i primi segnali di sazietà arrivano al cervello dopo circa venti minuti dal momento in cui si inizia a mangiare, perciò masticare lentamente può aiutare a bloccare gli eccessi alimentari. Come ridurre la velocità di masticazione ad un bambino? Un modo potrebbe essere quello di cercare di coinvolgerlo in discussioni interessanti parlando con lui durante il pasto, interessandolo alle cose dei grandi (ma anche il contrario!) ed eventualmente coinvolgendolo anche nella preparazione della tavola, in modo da rallentare i tempi delle portate.

Con queste semplici ma efficaci indicazioni, in pochi giorni Luca diminuì drasticamente le abbuffate. Il clima in casa divenne più rilassato e questo portò ulteriore benessere a tutti, con immaginabili effetti positivi anche verso l’atteggiamento di tutta la famiglia a tavola. In poche settimane Luca riprese un sano comportamento verso il cibo, pur rimanendo una buona “forchetta”, ma questo è un altro discorso.

“Mangia in maniera tale da mangiare ciò che tu mangi, e non in maniera tale da essere divorato dal tuo pasto”. (Anonimo)

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