Passa ai contenuti principali

Un corpo felice

“Un corpo, per essere felice, deve dare e ricevere: gioia, consolazione, felicità, piacere, bellezza, protezione” Dacia Maraini

La cura della relazione fra corpo, mente e spirito è alla base di ogni atto educativo finalizzato alla scoperta e alla consapevolezza dell’ identità della persona.

Cos'é un corpo separato dalla mente se non una “porzione limitata di materia”?
Il filosofo Tommaso D' Aquino affermava «anima forma corporis» ossia non c’è anima senza corpo e non c’è corpo senza anima. Vi è, quindi, unità sostanziale tra anima e corpo.
Nella quotidianità si tende, invece, a vivere il corpo separato dal pensare, dal sentire.
La fame, la sete, il dolore, il piacere ci fanno invece percepire che “siamo corpo”.
Nel corso della vita il corpo cambia, si trasforma.
Il suo cambiamento viene elaborato attraverso comportamenti, percezioni, credenze, ricordi, emozioni, sentimenti, pensieri che creano nella mente la nostra immagine corporea, che è fondamentale sia positiva perché ci permette di vivere serenamente “nel” e “con” il nostro corpo.
Essa rivela la qualità di questa esperienza e descrive la relazione con esso.
Non è una foto mentale del nostro aspetto.

L'immagine corporea inizia a costruirsi dentro la nostra mente sin dalla nascita attraverso il meccanismo del rispecchiamento del Sé del bambino in quello della madre.
È un meccanismo psicologico fondamentale nel processo di costruzione dell’identità.

Il bambino, guardando il volto della mamma, si vede riflesso in esso e riceve ciò che la madre gli restituisce di se stesso: questo è il nucleo del “Sé”, sul quale cresce e si sviluppa il proprio modo di essere. Il bambino manifesta quelli che Winnicott chiama “gesti spontanei”: sorrisi, vocalizzazioni o movimenti del corpo, espressioni del suo modo di essere.
Intorno ai 3 anni il bambino gradualmente integra tutte le parti del suo corpo comprendendo che sono parti di un intero e riuscendo a distinguere se stesso dagli altri, cogliendo differenze e somiglianze.
Col passare del tempo il senso di separazione tra Sè e l’Altro si definisce sempre più e il bambino percepisce in modo distinto il proprio corpo, che acquisisce autonomie e capacità.
E' un corpo che richiede un nuovo posizionamento: inizia ad allontanarsi dai luoghi sicuri e dalle relazioni consolidate per esplorare nuove realtà.
Il bambino affronta, così, nuove sfide evolutive richiedendo lo sguardo dell’adulto (“mamma/ papà, guarda/guardami!”) che lo rassicuri, lo protegga e al contempo lo solleciti nella comprensione di ciò che accade intorno a lui.
Ha bisogno di uno sguardo su di Sé che lo valorizzi nelle nascenti autonomie e gli garantisca l’accesso ad altri spazi dove muoversi per sperimentare nuove relazioni.
Percepisce così che il suo corpo è relazione.

Nel tentativo di proteggere il bambino dallo sforzo, dalla fatica o dalla delusione, capita che i genitori non favoriscano la maturazione dell'autonomia che viene così rallentata impedendo una crescita armonica.
Basta pensare a quanti genitori permettono al proprio figlio di dormire nel “lettone” , oppure si fanno carico di compiti che non spetterebbero loro... come per esempio reggere il carico dello zaino all'uscita da scuola, servire a tavola il bambino come un piccolo principe!
Occorre, invece, offrire occasioni in cui il corpo sperimenti la percezione di Sé, la padronanza, l'equilibrio, il ritmo, la forza, la resistenza, la destrezza, l'agilità, il piacere.

Durante il periodo della preadolescenza e dell'adolescenza l'immagine corporea si modifica rapidamente perché il corpo cambia. Avviene uno sviluppo fisico disarmonico: alcune parti si sviluppano prima di altre, compaiono su un corpo ancora infantile i caratteri sessuali secondari: peluria, seni, nuovo timbro di voce, pulsioni sessuali.
Avviene uno sconvolgimento psicofisico.
In questa fase cambiano i punti di riferimento: la considerazione dei giudizi, dei pensieri dei coetanei ha un valore affettivo maggiore rispetto a quella dei genitori.
Inoltre ha una notevole influenza la cultura mediatica che indica modelli e canoni estetici discutibili (Corpi laccati e perfetti, muscolosi, magrezze esasperate). Tutto ciò contribuisce a creare un immaginario corporeo irreale e artificiale.
E' una fase delicata: avviene una metamorfosi in cui l'adolescente corre il rischio di pensare al proprio corpo come uno strumento, cioè come “altro da Sé". Egli può arrivare, allora, ad usare il corpo per trasgredire, per sfidare la vita ( “e io non mangio!”). Manifesta una forte insoddisfazione che nasce dalla percezione tra il corpo perfetto che ha idealizzato e il suo reale aspetto fisico.
Un'immagine negativa, distorta del proprio corpo può compromettere l'autostima, rendere vulnerabili e sviluppare patologie legate ai disturbi alimentari.

E' fondamentale quindi accompagnare e sostenere questo percorso di crescita, perché il cambiamento coinvolge tutta la famiglia.

Essere genitore di un adolescente diventa particolarmente difficile: bisogna accettare di mettersi da parte, restando nello stesso tempo presenti, a disposizione, tentando di rinnovarsi e di rinunciare ad avere, come prima, un compito soprattutto improntato all’accudimento e alla protezione” G.Pietropolli Charmet psicanalista.

La vicinanza presente e discreta dei genitori, della famiglia, come sistema affettivo che riflette un'immagine corporea flessibile e rassicurante, può favorire la costruzione di un Sé Corporeo cosciente e consapevole.
La famiglia può contribuire a costruire un'immagine corporea positiva, sostenendo i figli nei loro cambiamenti corporei .
La condizione base è cercare, come genitori, di superare il proprio timore del cambiamento dei figli ed essere disponibili ad accogliere il fatto che li mettano in secondo piano rispetto ai coetanei.

Il genitore, che accoglie le novità o le incoerenze, ponendo dei limiti non frustranti, con un linguaggio non giudicante, non aggressivo, crea una relazione con il figlio dinamica e capace di rendere i conflitti utili alla crescita. (Espressioni “Come al solito hai sbagliato”; “Te lo avevo detto”; “Fai come ti dico” “Ti sbagli" ...suscitano una reattività negativa. Le espressioni assertive ”Se ho capito bene mi stai dicendo che…”, “Se ho ben compreso vorresti che..”, “Mi piacerebbe che tu” … provocano invece un dialogo, un confronto). L' intervento educativo è indiretto, ma comunque presente.

..Qualche suggerimento in pillole..

  • E’ basilare ascoltare le loro parole e comprendere i loro stati d'animo; non svilire o ridicolizzare ciò che essi pensano del proprio corpo e invece sottolineare che è possibile migliorare evitando di enfatizzare i difetti.
  • E’ importante aiutarli a riconoscere e a valorizzare le loro caratteristiche per imparare gradualmente ad apprezzarle . Far comprendere che la diversità rende speciali e unici. Devono maturare una visione di insieme del proprio corpo, non fissarsi sui dettagli, il corpo è, infatti, espressione di una identità complessa, ricca di possibilità.
  • Occorre testimoniare valori che mettano in primo piano più che la bellezza, il benessere. Curare un’alimentazione sana ed equilibrata, praticare un’attività fisica regolare, permettere al corpo di esprimersi (ballare, recitare, cantare, meditare, abbracciarsi scriversi lettere in cui si esprime il bene verso se stessi utilizzando una comunicazione gentile, equilibrata...ecc) può favorire una crescita più serena e far comprendere che stare bene con noi stessi porta a sentire la forza e l'armonia che il corpo può esprimere.


In conclusione

Maturare uno sguardo benevolo e accogliente verso il proprio corpo crea le condizioni perché, attraverso di esso e la sua risonanza emotiva, il bambino o il ragazzo apprenda e si sviluppi armoniosamente .
Si impara ad apprezzare il proprio corpo riconoscendone il valore e curandolo in ogni azione quotidiana, proteggendolo da stereotipi e canoni estetici omologanti.
Un corpo felice è un corpo ascoltato, abbracciato e libero.



Cristaldi Giovanna, Pedagogista

Porrini Camillo, Pedagogista

Commenti

Post popolari in questo blog

Sono la mamma di Viola...

Sono la mamma di Viola che ha 4 anni. Abbiamo un rapporto difficile con le arance. Quando aveva solo 2 anni un giorno le è andato di traverso qualche pezzetto e, anche se per fortuna non ha avuto problemi di soffocamento, e credo proprio che si sia spaventata . Da allora le arance e i mandarini li guarda con grande sospetto e non riesco proprio a convincerla a assaggiarli. (Veronica)  

Risotto caciotta e pere

Ingredienti (per 2 persone): 1 filo di olio extravergine di oliva 1 scalogno piccolo circa 500 ml di acqua bollente 50 gr di caciotta 2 pere williams 150 gr di riso brodo vegetale q.b. olio/sale/pepe Preparazione: Private le pere della loro buccia e tagliatele a cubetti. Ponete il tutto in un pentolino con poca acqua (quanto basta per coprirli) e, dopo aver portato a bollore l'acqua, lasciare cuocere a fuoco medio per circa 15 minuti. Una volta spento il fuoco frullate utilizzando l'acqua di cottura per creare una salsa piuttosto omogenea (eventualmente aggiungere un po' di altra acqua se dopo la cottura non ne fosse rimasta a sufficienza per amalgamare le pere). In una pentola a parte versare un filo di olio e.v.o. e lo scalogno pulito e tagliato a cubetti. Lasciare soffriggere insieme al riso. Aggiungete un paio di mestoli di brodo vegetale direttamente nella pentola del riso. Abbassare la fiamma e continuare a mescolare di tanto in tanto (verificare la cottura del riso s

Ciao, mio figlio Michele...

Ciao, mio figlio Michele ha 5 anni e devo dire che spesso salta la cena. All'asilo mangia poco o niente e quando torna a casa gli preparo la sua merenda preferita (latte e biscotti) così spero che recuperi un po' di energie. Ho pensato più volte di non farlo mangiare nel pomeriggio sperando di fargli venire fame...ma poi diventa intrattabile . Urla ed è molto agitato..così al momento abbiamo trovato il compromesso di una buona merenda. (Paola)